Il nuovo oro nero: i dati digitali.

Da più parti ormai la gestione dei dati digitali è riconosciuta come fonte preziosa di informazioni. Conoscere e calcolare in anticipo i comportamenti dei clienti per imbastire le strategie per le vendite è imprescindibile. Questo spiega e giustifica gli investimenti che le aziende fanno nel senso della Digital Transformation.

Da dove nasce la redditività dei dati digitali.

Il 12 agosto 1981 IBM introduceva il primo PC, il modello 5150, meglio conosciuto come PC IBM. Oggi i dispositivi sono sempre connessi, questo genera una mole impressionante di dati. Cifre in crescita, composte da molti zeri. Una mole di informazioni digitali che va gestita attraverso la messa a punto di un’imprescindibile capacità di analisi, fondamentale per l’economia di ogni impresa.

I dati digitali sono imprescindibili per la trasformazione digitale.

Sono sempre più numerose le applicazioni che utilizzano i dati digitali per lo sviluppo dei modelli di business.

Questa accelerazione verso la trasformazione digitale deve affrontare un ostacolo: l’Availability Gap, uno scostamento significativo delle previsioni di business circa la possibilità di accedere continuamente ai dati e alle applicazioni contro alle possibilità di offerta concreta della tecnologia. Un divario che ha un costo di 21,8 milioni di dollari all’anno (16 milioni nel 2016). In virtù di questi motivi il 69% delle compagnie multinazionali asserisce che la risoluzione dell’Availability costituisca un fattore essenziale per i processi di digital transformation.

I dati digitali: quali limiti?

Le imprese stanno affrontando il tema della gestione dei Big Data guidate da un interrogativo, su tutti: essi rappresentano un ostacolo per l’accesso ai mercati? In questi termini: impostare il processo di sviluppo dei modelli di business aziendali solo sui Big Data comporta una riduzione del capitale creativo, umano. Questo significa che potrebbero proprio essere le analisi dei dati, in grande mole, a scoraggiare l’accesso delle imprese a mercati-obiettivo, nel momento in cui si tratta di lanciare un nuovo investimento o ancora un’azione di marketing.

Non solo comportamenti restrittivi e di impronta concentrazionaria da parte delle imprese di riferimento, qualcosa che riguarda privacy e concorrenza. Il problema è anche un altro. Proprio l’ostacolo all’intraprendenza, quel sano esserci su un territorio, di prodotto e di consumatori, e comprenderne le dinamiche. Mettere a punto strumenti di orientamento, di “navigazione commerciale”, questo, forse, è altrettanto necessario. Ed è compito delle tecnologie informatiche e dei linguaggi di programmazione.

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