Il rendering fotorealistico con V-Ray
Il fotorealismo, l’essenza del rendering.
La produzione di un rendering efficace passa dal suo fotorealismo. Per definizione, si tratta di una tecnica digitale per riprodurre le immagini finalizzata a offrire l’impressione di trovarsi di fronte a fotografie reali. Proprio lungo questo orizzonte i professionisti del rendering cercano di rappresentare la realtà, servendosi degli strumenti più idonei. Fra tutti gode di una certa evidenza V-Ray, un potente motore di cui la casa bulgara Chaos Group detiene la proprietà. E furono appunto due programmatori di Sofia, Vladimir Koylazov e Peter Mitev, muniti di straordinario ingegno, a sviluppare V-Ray, nella forma di un plug-in utilizzato come motore di render alternativo, e assai spesso, più potente rispetto a quelli già presenti negli specifici software con cui si integra. Quali sono questi software? Eccoli, in dettaglio:
• Autodesk 3D Studio Max
• Autodesk Revit
• Cinema 4D
• Autodesk Maya
• Rhinoceros 3D
• SketchUp
In generale, produrre un rendering fotografico molto accurato non è spesso una soluzione di ripiego perché consente un reale risparmio sui costi per l’allestimento di un set fotografico industriale completo. Inoltre, attraverso un rendering, è possibile operare un controllo profondo sull’illuminazione della scena e sul comportamento dei materiali, dal punto di vista della loro estetica di superficie. Quindi un rendering è uno strumento assai preciso per indagare la realtà e di conseguenza riprodurla fedelmente. Proprio gli strumenti che V-Ray mette a disposizione con questo obiettivo.
A cosa serve V-Ray?
Un motore elastico nelle sue funzioni, con tutta la potenza necessaria a lavorare professionalmente, V-Ray serve proprio a cercare la resa ottimale della realtà, con l’obiettivo di realizzare delle rappresentazioni illustrative e fedeli, grazie alle funzionalità che supporta. A conferire quel tocco di fotorealismo alla scena è l’Irradiance Map, la sua principale caratteristica, che permette di creare delle mappe di illuminazione applicabili alle scene in tre dimensioni.
In sintesi, le funzioni di V-Ray si possono riassumere come segue:
• GI (Global Illumination): è l’illuminazione globale, conosciuta anche come illuminazione indiretta.
• DoF (Depth of Field, in pratica è la profondità di campo): questa è una funzione che permette di produrre rendering che presentano dei soggetti fuori fuoco. Reale, no?
• Caustiche: il riferimento è al fenomeno fisico riferito all’accumulo della luce riflessa, o di quella rifratta, proiettata in forme peculiari su altri oggetti nella scena.
• Raytracing: si riferisce alla tecnica di illuminazione che disegna il percorso di ciascun raggio luminoso emesso dalla rispettiva sorgente.
• Photon Mapping: come dice la parola stessa, viene creata una “mappa” di fotoni per l’illuminazione della scena.
• Fur: chiome e pellicce, superfici che cadono facilmente nella finzione di resa, ma con V-Ray questo non accade.
• Render Passes: una funzione che consente l’esportazione dei render passes (letteralmente, i passaggi del render). In concreto sono immagini utilizzabili in postproduzione per modificare interamente illuminazione, colori e look del rendering, però senza dover ripetere di nuovo l’operazione di renderizzazione.
Per consultare gli argomenti completi, consigliamo di visitare la pagina del corso di V-Ray nel sito web FormadHoc.
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