La realtà aumentata per la nuova formazione.

Le nuove frontiere della Realtà Aumentata (AR) per l’addestramento del personale possono sembrare fantascienza ai profani, cioè a tutti coloro che non sono aggiornati sulle novità dell’Information Technology (IT). Eppure esse sono già concretamente avviate verso la standardizzazione di metodi e processi. Ormai l’operaio “digitale” indossa un caschetto per la realtà virtuale e dei guanti tattili. Di fronte a sé si trova uno schermo gigante nel quale viene riprodotto, con precisione, un macchinario identico a quello che dovrà gestire in fabbrica. Si tratta della frontiera più avanzata della simulazione sul campo: la realtà aumentata per la nuova formazione del personale.

Quali sono i benefici? Un’indiscussa velocità nell’apprendimento, una notevole ottimizzazione dei costi e una indispensabile sicurezza in tutte le fasi dell’addestramento. L’operaio con un semplice gesto sposta un pezzo, con altri svita alcuni bulloni per individuare il guasto, senza ferirsi in caso di errore. Sostituisce l’elemento e la riparazione del macchinario è eseguita. Una manutenzione che dunque è assai facilitata.

La realtà aumentata per la nuova formazione.

Gli occhialini per la Realtà Aumentata (AR), frontiera innovativa della simulazione virtuale.

Come si strutturano i processi della realtà aumentata per la nuova formazione?

Appurato che non si tratta di fantascienza, questo modo di operare è ciò che oggi già avviene in centri di formazione virtuali, organizzati da società di consulenza. Gli operai vengono addestrati alla gestione di macchinari molto diversificati, tutti connessi fra di loro e con il prodotto. Si tratta di macchinari smart perché in grado di emettere una conversazione continua circa il loro livello di usura e le loro performance.

Non sono soltanto lavoratori manuali – i “nuovi operai”, definizione quanto mai oggi riduttiva – a essere coinvolti in questi processi di innovazione. Persino molti profili senior sono necessariamente chiamati a riformattare le loro competenze: la novità è che ormai alle imprese non basta più assegnare mansioni e funzioni “tecnologiche” all’interno della tradizionale divisione IT (vedi sopra). Questi compiti sono diffusi e per questo occorre una formazione specifica: piaccia o no, le figure professionali oggi richieste sono sempre più specializzate, digitali e connesse.

La realtà aumentata per la nuova formazione realizza la fabbrica intelligente.

Le necessità della fabbrica interconnessa, la fabbrica intelligente, richiedono un approccio alla formazione del personale che è del tutto diverso. Oggi la formazione tradizionale si compone di una base di conoscenze tecniche acqusite nel mondo della scuola, i cui contenuti sono spesso obsoleti e privi di supporti all’avanguardia. A risentirne è proprio l’apprendimento sul luogo di lavoro. Conoscere il funzionamento di un tornio serve ancora, sia chiaro. Eppure sempre di più è diventato indispensabile saper comprendere il processo produttivo nel suo complesso, per poter controllare al suo interno l’operatività del singolo macchinario. Non esiste più la produzione a comparti stagni, ma la produzione in rete. Per questo il nuovo profilo operativo nella fabbrica smart deve sapere di informatica, software 3D, tecnologie, inglese, reti ecc. Sono competenze nuove, vere leve del produrre.

Purtroppo queste necessità, queste autentiche richieste di competenze nuove, che provengono direttamente dal mondo del lavoro, passano per lo più inosservate. Soprattutto, il nuovo lavoratore nella fabbrica digitale deve essere flessibile, e allenarsi a esserlo se serve. Non ci riferiamo al rapporto di lavoro, ma alla capacità di saper lavorare con macchinari diversi, spostandosi dall’uno all’altro, per rendere ancora più fluido il ciclo produttivo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *