Parli più lingue? Ecco i benefici che ne derivano!


Con il tempo è aumentata sensibilmente la rappresentatività di persone decise ad imparare o approfondire la conoscenza di lingue straniere, anche per merito della facilità di accesso agli strumenti resi disponibili da internet, da enti di formazione, da scuole e università. Il vero valore di questa scelta va al di là di questioni legate alle proprie necessità (obiettivi di lavoro, meriti scolastici, permanenza all’estero) ma coinvolge, riprendendo alcune affermazioni della scrittrice Anne Merritt, aspetti soggettivi quali l’intelligenza, la sensibilità percettiva e l’arte oratoria.

Quale che sia dunque la lingua straniera da studiare, magari attraverso l’iscrizione a un corso di russo, o l’inserimento del tedesco nel proprio piano di studi universitario, o ancora l’adesione ad una piattaforma FAD per l’inglese, il vero valore intrinseco risiede nei benefici che questa scelta può generare in ciascuno di noi.

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Diversi studi di impronta psicologica hanno evidenziato come la conoscenza di due o più lingue straniere si manifesti in un tangibile miglioramento dei processi cognitivi. Il cervello delle persone bilingue opera in maniera sensibilmente differente da quello di coloro che parlano la sola lingua madre; tali differenze garantiscono senza alcun dubbio molteplici benefici mentali.
Proviamo a descrivere alcuni di questi vantaggi, dimostrati in molti casi da studi condotti dai più affermati Centri Universitari e Centri di Ricerca in ambito linguistico.
E’ piuttosto evidente che l’approccio ad una seconda lingua fin dall’età pre-adolescenziale avvenga in modo molto naturale; tuttavia, coloro che intendono sperimentare studi linguistici anche in età adulta, pare abbiano buone possibilità di raggiungere una dimestichezza pari a quella acquisita dagli studenti più giovani, con medesimi benefici per la mente.

1) Perspicacia ed incremento del Q.I. – Parlare una lingua straniera migliora le funzionalità cerebrali, in virtù delle acquisite modalità di riconoscere e interpretare nuovi significati, e di elaborarli secondo schemi diversi. Tale attitudine contribuisce considerevolmente a muoversi con disinvoltura anche nelle più complicate situazioni di problem solving. Gli studenti di lingue straniere ottengono tendenzialmente risultati migliori dei loro coetanei monolingua in test standard che riguardano specificatamente esercizi di matematica, esercizi lessicali e di lettura.

2) Capacità multi-procedurali e multi-processuali – I poliglotti, in particolare i bambini, sono portati ad intercambiare in modo naturale differenti sistemi di scrittura e differenti strutture del discorso. Secondo una recente relazione pubblicata dall’Università della Pennsylvania, tale considerevole abilità li faciliterebbe nella gestione delle attività condotte simultaneamente. Nel corso della ricerca i partecipanti sono stati invitati ad utilizzare un simulatore di guida mentre venivano sollecitati ad elaborare degli input provenienti dall’esterno. Lo studio ha dimostrato come i partecipanti multilingue avessero fatto registrare al termine del test molti meno errori durante le fasi di guida.

3) Prevenzione della demenza senile – Sono state effettuate numerose ricerche in merito al grado di interdipendenza tra la conoscenza di lingue straniere e la demenza senile, tutte con risultati apprezzabili. Su grossa scala si può legittimamente affermare che i primi segnali di demenza senile, nei soggetti monolingua, vengono registrati mediamente all’età di 71 anni e 3 mesi. Ben diverso invece l’esito nei soggetti poliglotti, per i quali i primi avvertimenti non avverrebbero prima dei 75 anni e mezzo. Gli studi sono stati condotti raccogliendo inoltre informazioni sul livello generale di educazione, sul reddito e sul benessere psicofisico delle persone; tuttavia il peso relativo alla conoscenza di lingue straniere ha assunto valori tali da poter affermare che esiste una sensibile correlazione tra demenza senile e monolinguismo.

4) Aumento delle capacità mnemoniche – Il cervello è un muscolo e in quanto tale richiede tutto l’esercizio necessario a garantirne il miglior funzionamento. L’apprendimento di una nuova lingua coinvolge la memorizzazione di regole e vocaboli differenti, procedure che aiutano nel processo di rafforzamento del muscolo “cervello”. Ne trae particolare beneficio la capacità complessiva di memorizzare informazioni, affermazione inconfutabile in virtù del privilegio di cui godono i poliglotti nel ricordare più facilmente sequenze di immagini e liste scritte. Dati alla mano, per chi conosce più di una lingua straniera, il processo di memorizzazione di informazioni all’ordine del giorno (liste della spesa, nomi di persone, indicazioni stradali) si concretizza in un’attività assolutamente naturale.

5) Incremento delle capacità percettive – Uno studio dell’Università catalana Pompeu Fabra, autentica istituzione tra le realtà accademiche internazionali, ha dimostrato come i poliglotti siano più sensibili all’osservazione dell’ambiente circostante. Più nello specifico, pare che in loro sia maggiore la capacità di concentrarsi sulle informazioni veramente rilevanti, discriminando quelle superflue e fuorvianti ai fini del dialogo o della comprensione durante una lettura.

6) Abilità di decision-making – Stando invece alle ricerche condotte dall’Università di Chicago, i bilingue sarebbero propensi a prendere decisioni più ragionate. Al vocabolario di ciascuna lingua appartengono sottili implicazioni e sfumature da tenere in seria considerazione per non correre il rischio di influenzare negativamente l’interlocutore, pregiudicando il risultato di eventuali decisioni maturate durante una conversazione. In tal senso i poliglotti appaiono più sicuri, probabilmente in virtù del fatto che sono naturalmente portati a ripensare al significato delle loro affermazioni nella loro lingua madre, scongiurando il rischio di doppi sensi e fraintendimenti.

7) Maggior dimestichezza con la lingua madre – Imparare una nuova lingua richiama l’attenzione sull’uso di quella nativa, sia dal punto di vista grammaticale che da quello del lessico, migliorando nel complesso la sintassi e le struttura del discorso. Ciò avviene per merito dell’attenzione che si pone alle regole e ai vocaboli in fase di apprendimento della lingua straniera. Un poliglotta risulta più consapevole dei modi in cui un discorso può essere strutturato e “manipolato”, dimostrandosi spesso un comunicatore più efficace e uno scrittore più affettato. Al contempo aumentano sensibilmente le generali capacità di ascolto, proprio in virtù dell’abitudine a dover prestare più attenzione, durante una conversazione in lingua straniera, ai significati che l’interlocutore intende attribuire alle parole.

La naturale conclusione di questi spunti di riflessione ci consente di affermare quanto sia importante per tutti seguire uno o più corsi di lingue, al fine di valorizzare la crescita di tutti i processi mentali descritti, riservando perché no un po’ di esercizio fisico anche all’unico muscolo al quale non è concessa l’entrata con noi in palestra.

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